La mappa della ‘ndrangheta globale

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«La crescita nei business illegali favorita da una legislazione non omogenea»
Occhio al Regno Unito: «Ogni anno miliardi di provenienza criminale vengono riciclati attraverso le banche»La Cina new entry: manifestato interesse nel fiorente settore dell’importazione di merce contraffatta

Reggio Calabria

‘Ndrangheta sempre più… international. L’ultima relazione semestrale della Dia spiattella un dato: «Le evidenze raccolte nel semestre confermano come la ‘ndrangheta rappresenti, oggi, l’organizzazione criminale con le maggiori proiezioni internazionali, riuscendo a coniugare la capacità di gestire i grandi traffici di stupefacenti con un spiccata “vocazione imprenditoriale”». Droga, riciclaggio di denaro, investimenti “sporchi”: ‘ndrine globali raccontate nella relazione sul periodo gennaio-giugno 2019, depositata venerdì dal ministro dell’Interno Lamorgese. Un quadro allarmante, con collusioni nell’area grigia e giovani leve che, abbandonati sistemi violenti, rimettono a disposizione delle famiglie esperienze e know how acquisiti con istruzione e formazione all’estero. «La crescita nei vari business illegali – annota la Dia – è stata certamente favorita da una legislazione di contrasto al crimine organizzato non omogenea tra gli Stati, specie se considerata in relazione alle realtà mafiose». E non è un caso che la ‘ndrangheta sia stata «una delle prime organizzazioni a intuire le opportunità offerte dai Paesi dell’Est europeo».

Gli Emirati Arabi

Un fronte relativamente inedito, e certamente esotico, è quello tra Dubai e Abu Dhabi. «Il Paese – certifica la Dia – non ha adottato un’adeguata normativa e, quindi, tende ad attirare non solo rilevantissimi capitali per le attività di riciclaggio, ma anche perniciose presenze di elementi di spessore della criminalità organizzata, soprattutto nella capitale Abu Dhabi e a Dubai, che sfrutterebbero anche persistenti criticità riguardanti i rapporti di collaborazione investigativa e giudiziaria con gli altri Paesi dell’Unione Europea e con l’Italia in particolare».

La “vecchia” Europa

Molto più tradizionale è la ramificazione nel Vecchio Continente. La mappa della Dia parte dalla Spagna: ingresso privilegiato per la navigazione transoceanica e per il transito dal Maghreb, è per i narcotrafficanti uno dei principali punti di approdo del continente europeo per la coca dall’America e i derivati della cannabis dal Marocco. E in questo settore, «un ruolo senza dubbio rilevante è giocato dalla ‘ndrangheta». Recenti operazioni di pg hanno coinvolto esponenti delle famiglie Nirta di San Luca, Commisso di Siderno, Mancuso di Limbadi e Grande Aracri di Cutro. Per riciclare i proventi «le cosche calabresi sembrano prediligere il settore turistico e immobiliare».

In Francia, se «sul piano generale, il settore di primario interesse resta il traffico di stupefacenti», al di là delle Alpi trovano storicamente rifugio i latitanti. «I notevoli interessi strategico-criminali della ‘ndrangheta – aggiunge la Dia – avrebbero reso necessaria la costituzione della cosiddetta “Camera di passaggio”, individuata a Ventimiglia, preposta al coordinamento operativo e strategico con le proiezioni ultranazionali in Costa Azzurra». Una presenza «ormai consolidata», tanto che «è già possibile parlare di una “seconda generazione” di criminali calabresi impiantati in Francia, che avrebbero adottato un codice comportamentale di basso profilo per non attirare l’attenzione degli investigatori».

La specialità, nella City di Londra, è invece riciclare denaro, utilizzando società finanziarie e attività imprenditoriali. Un rapporto ufficiale della National Crime Agency rileva che «ogni anno miliardi di sterline di provenienza criminali quasi sicuramente continuano ad essere riciclati attraverso le banche del Regno Unito e le loro filiali». Anche in Inghilterra, poi, avrebbero trovato spesso rifugio latitanti.

Allo stesso modo le inchieste giudiziarie hanno confermato, nel tempo, come la Svizzera sia una delle destinazioni preferite dalle mafie per trasferire i capitali illeciti.

Il Belgio costituisce uno dei principali poli di interesse in particolare delle cosche jonico-reggine, «risultate ben inserite nei settori economici ed imprenditoriali». Preferite le zone di Mons e Charleroi (prossime al confine francese) e quelle di Liegi-Limburg (presso il confine olandese) «luoghi in cui, sfruttando la storica presenza di comunità di immigrati dall’Italia, è stato possibile agevolare la latitanza di pericolosi criminali italiani». Continua la Dia: «L’importanza del Belgio per la criminalità organizzata deriva soprattutto dalla presenza del porto di Anversa, uno dei principali snodi marittimi d’Europa per far arrivare la cocaina». Stesso discorso in Olanda con il porto di Rotterdam. «Anche nei Paesi Bassi – osserva la Dia – la ‘ndrangheta ha assunto un ruolo di rilievo».

In germania la ‘ndrangheta è «l’organizzazione maggiormente presente», con strutture di base riconducibili, principalmente, ai clan Romeo-Pelle-Vottari e Nirta-Strangio, fermo restando il rapporto di dipendenza funzionale con la Calabria. «Un legame – osserva la Dia – già emerso dalle indagini sulla strage di Duisburg». L’operatività nel narcotraffico, qui, è assicurata dal porto di Amburgo mentre «nelle regioni della Turingia e della Sassonia la ‘ndrangheta, nel corso degli anni, è riuscita a stabilire delle alleanze operative con le mafie dell’Est Europa, sfruttando le opportunità del mercato finanziario e immobiliare, soprattutto a seguito della caduta del Muro di Berlino».

Snodo cruciale nell’ambito della “rotta balcanica”, considerata dai gruppi criminali dell’ex blocco sovietico «via privilegiata di transito verso l’Europa occidentale degli stupefacenti, in particolare dell’eroina proveniente dalla Turchia, e delle armi, ma anche di altre merci illecite», in Austria le ‘ndrine s’interessano anche agli investimenti immobiliari e alle attività finanziarie.

Nella Repubblica Slovacca l’inchiesta giudiziaria sull’omicidio del reporter slovacco Jan Kuciak (febbraio 2018) ha consentito di rilevare «gli interessi nel settore dell’agricoltura e dell’accesso ai connessi finanziamenti europei».

Anche in Romania la ‘ndrangheta, dopo la caduta del muro di Berlino, «ha utilizzato gli sbocchi commerciali facendo di quel luogo una realtà ove porre in essere varie forme di riciclaggio, anche tramite società e server finalizzati all’esercizio abusivo del gioco e delle scommesse in Italia». E infine Malta «con una normativa che consente di realizzare in modo agevole le attività connesse al riciclaggio di capitali illeciti, in particolar modo nel settore delle scommesse on line».

Le presenze oltreoceano

Stati Uniti e Canada sono ritenuti vere e proprie roccaforti, con «la ‘ndrangheta ormai referente privilegiato dei cartelli sudamericani del narcotraffico. Nell’area di Toronto soprattutto le cosche di matrice calabrese sarebbero «attive nel traffico di stupefacenti, nelle estorsioni, nell’usura, nel gioco d’azzardo, nel riciclaggio dei proventi illeciti e nell’infiltrazione nel settore degli appalti pubblici». I rapporti con Messico, Colombia, Venezuela, Brasile, Uruguay, Argentina sono naturalmente legati ai traffico di sostanze stupefacenti.

I “segnali” cinesi

Infine la Cina, con le attività criminali delle organizzazioni nazionali che «vanno lette alla luce dell’importante presenza di cittadini cinesi in Italia, i quali molto spesso fungono da trait d’union con il Paese di origine». Principalmente la camorra ha da tempo costituito basi logistiche per l’importazione di prodotti contraffatti, «ma anche la ‘ndrangheta – conclude la Dia – ha manifestato interesse, con un ruolo meno attivo e prevalentemente circoscritto a quello di “facilitatore” nell’importazione in Italia di prodotti contraffatti il porto di Gioia Tauro».

g.l.r.