Uccisi con 30 colpi di kalashnikov

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I cadaveri scoperti in località Apollinara da alcuni agricoltori che hanno lanciato l’allarme Le vittime, attirate in trappola, massacrate con il mitragliatore e finite con pistole calibro 9
Gli atti d’inchiesta saranno trasmessi da Castrovillari alla Procura antimafia di CatanzaroNessun dubbio sulla matrice ‘ndranghetistica dell’efferato agguato compiuto da due sicari
di Luigi Cristaldi

Corigliano Rossano – I corpi crivellati dai colpi di un kalashnikov e di una calibro 9 che hanno sparato in contemporanea. Pietro Greco, 39 anni originario di Castrovillari ma residente a Cassano da molti anni, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, occupava il lato passeggero, indossava una polo rossa e un jeans ed era riverso sul fianco destro col busto attraversato da diversi proiettili con la testa quasi a poggiarsi sulla gamba del conducente. È stata questa la scena che hanno trovato davanti ai loro occhi i Carabinieri della Compagnia di Corigliano, ieri mattina, quando, avvisati da alcuni operai della zona della presenza di una utilitaria ferma al centro di una strada sterrata, si sono recati in quel podere di contrada Apollinara dove una punto grigia, con a bordo due corpi senza vita, ostruiva il passaggio ai mezzi. A condurre l’auto in quell’agrumeto lontano da occhi indiscreti era stato Francesco Romano, 44 anni, imprenditore incensurato. Il suo corpo, invece, era fermato dalla cintura, con una grossa macchia di sangue al centro del petto e la testa rivolta verso destra con un rivo di sangue a solcargli la fronte. Indossava una polo azzurra, i jeans e aveva addosso ancora gli occhiali da sole segno che l’omicidio, con ogni probabilità, risale a domenica pomeriggio quando il sole era ancora alto e infastidiva il guidatore.

La strage è avvenuta sulla Provinciale che da Corigliano porta a Spezzano Albanese passando per contrada Mordillo. Precisamente, due chilometri più avanti della piccola area industriale posta all’inizio di contrada Apollinara, in un agrumeto nella profonda campagna sibarita. Sul posto, ad effettuare i rilievi, si sono recati gli uomini del Nucleo investigativo di Cosenza del Capitano Michele Borrelli e gli uomini della squadra mobile di Cosenza, diretta da Fabio Catalano. Secondo le ultime informazioni trapelate, i due sarebbero stati attirati sul posto e attinti da numerosi colpi, almeno una quarantina.

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, gli assassini potrebbero essere almeno due: uno che imbracciava l’ak-47 mentre l’altro la calibro nove usate per la mattanza. La morte sarebbe arrivata dai due campi di agrumi che costeggiano la mulattiera sorprendendo i due nella punto grigia. I bossoli, rinvenuti e repertati dal nucleo investigativo tutti nella zona del lato passeggero, farebbero pensare che l’omicida col kalashnikov arrivasse, frontalmente, dallo stesso lato. Quello con la pistola dal lato opposto. Il commando voleva essere sicuro di uccidere Pietro Greco, sorvegliato speciale con obbligo di firma e già noto alle forze dell’ordine, e obiettivo primario. Che qualcosa non tornasse s’era capito già domenica sera quando il 39enne non era tornato a casa. Solitamente, in serata, passava a farvi visita il controllo della pattuglia dei Carabinieri visto che era sorvegliato speciale con obbligo di firma. Un’apprensione che avrebbe investito anche la famiglia di Romano.

Aumentata in modo esponenziale quando i cellulari dei due non hanno più dato risposte e risultavano staccati. Una paura diventata certezza che fosse avvenuto qualcosa di tragico ieri mattina quando gli agricoltori hanno chiamato in caserma per segnalare la presenza della vettura con a bordo due uomini uccisi a colpi di arma da fuoco.

Il procuratore Eugenio Facciolla s’è recato sul posto in mattinata per i primi controlli di rito e per le disposizioni e ha poi affidato il caso ai sostituti Mauron Gallone e Valentina Draetta. I due pm, dopo i rilievi del Niv hanno autorizzato la rimozione dei due corpi che sono stati portati nell’obitorio dell’ospedale di Corigliano e dove nelle prossime ore sarà svolta l’autopsia che chiarirà quali sono state le ferite che hanno decretato la morte di Pietro Greco e Francesco Romano.

Bocche cucite da parte degli inquirenti che non fanno trapelare nulla sul movente ma dall’ufficio di Procura di Castrovillari pare emerga che ci sia già una pista concreta e non è escluso che il caso possa poi passare nelle mani della Dda.

Con ogni probabilità i due erano stati attirati sul posto per discutere di qualcosa ma ad aspettarli c’erano, in realtà quelli che sarebbero stati i loro sicari. Greco era stato coinvolto nell’operazione Knock out del 2010 dopo la quale gli era stato imposto il regime della sorveglianza speciale. L’uomo si occupava della droga sull’asse Castrovillari-Rosarno. I contatti tra fornitori e intermediari, riportano gli investigatori, avvenivano nel suo ufficio.

Qualora ce ne fosse ancora bisogno, infatti, è chiaro che si tratti di un nuovo segnale di come nella Sibaritide sia in atto una nuova guerra di mafia. Nell’ultimo anno si tratta del quarto omicidio mentre si temono altri due scomparsi per lupara bianca. La Sibaritide è un’area molto ricca della Calabria sulla quale le cosche concentrano i loro famelici interessi. E per affermarli usano la violenza belluina come dimostra l’agguato di Apollinara.