Regge in primo grado il processo condotto contro la ‘ndrangheta trapiantata in Svizzera. Il Tribunale di Locri, presieduto da Fulvio Accurso, ha condannato nove imputati accusati, a vario titolo, di far parte di un’associazione per delinquere di stampo mafioso operante nella cittadina svizzera di Frauenfeld. I giudici hanno inflitto a Rocco Antonio Cirillo e Brunello Nesci 13 anni di reclusione, a Angelo Rullo e Cosimo Laporta 12 anni, riqualificando però per entrambi il ruolo svolto all’interno della ‘ndrina. I due infatti, sono stati ritenuti “partecipi” alla criminalità organizzata.
Infine sono stati condannati a 11 anni di carcere Giovanni Manno, a 10 anni ciascuno Giovanni De Masi, Sandro Iacopetta, Francesco Lombardo e Giulio Nesci. Regge quindi al vaglio del Collegio l’impianto accusatorio sostenuto dal pm antimafia Francesco Tedesco. Assolto, all’esito del giudizio ordinario, Cosimo Greco, così come invocato dallo stesso pm. Riconosciute dal Tribunale locrese anche il risarcimento del danno per la Regione Calabriae per il comune di Fabrizia, nel Vibonese, che si sono costituiti parte civile.Questo processo è scaturito dall’inchiesta “Helvetia” condotta dai carabinieri reggini, con il coordinamento del pm antimafia Antonio De Bernardo (oggi in servizio alla Dda catanzarese ndr), nel marzo del 2016. Secondo l’Antimafia dello Stretto il gruppo criminale avrebbe fondato e partecipato alla “società di Frauenfeld“, dipendente dal “Crimine” di Polsi” con collegamenti alla “società di Rosarno” ed alla “locale” di Fabrizia. Le indagini, avviate dai Carabinieri nel gennaio del 2012, avrebbero dimostrato l’esistenza e l’operatività – già dagli anni ’70 – della “locale” di Frauenfeld, capoluogo del Canton Turgovia, e individuato gli associati, i ruoli e le cariche e soprattutto verificato la dipendenza al “Crimine” calabrese.