Questione di rispetto. La storia di Gaetano Saffioti che si oppose al racket delle estorsioni in Calabria di Giuseppe Baldessarro

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“Questione di rispetto”: s’intitola così il volume edito dalla Rubbettino e firmato dal giornalista di “Repubblica”, Giuseppe Baldessarro, che racconta la storia di un uomo simbolo della lotta al racket delle estorsioni in Calabria: Gaetano Saffioti. L’imprenditore, che vive ormai da più quindici anni sotto protezione, ha scelto di rimanere nel suo paese di origine, Palmi, continuando a lavorare in un’area della regione investita negli ultimi due lustri da poderose inchieste antimafia che hanno disarticolato le più importanti cosche della Piana di Gioia Tauro. Saffioti, prima titolare con la famiglia di origine di un frantoio per la molitura delle olive e, poi, di una importante impresa edile svela nel testo, senza remore, gli aspetti sia pubblici che reconditi della sua esistenza. Lo schema narrativo scelto da Baldessarro, rende il volume agevole alla lettura. L’imprenditore si racconta mentre è in attesa di deporre nelle udienze del processo scaturito dalle sue dichiarazioni. Le fredde sale in cui rimane prima di testimoniare lo riportano indietro nel tempo, allle esperienze vissute sin da bambino. Il padre, la madre, i fratelli compaiono quasi per fargli compagnia prima d’affrontare l’agone processuale. La scelta dell’autore consente di vivere l’angoscia e le speranze con cui il testimone di giustizia fa i conti. Gaetano Saffioti, tra l’altro, non ha mai voluto attingere ai fondi che lo Stato garantisce alle vittime del racket. Il suo incontro con la ’ndrangheta – particolare significativo e inedito – avviene per la prima volta ad otto anni quando il padre lo fa rientrare con urgenza dal campo scuola al quale è stato ammesso per meriti scolastici. All’uomo, che gestisce un avviato frantoio, hanno chiesto di pagare il “pizzo” e per piegarlo hanno detto che se non pagherà la somma dovuta gli rapiranno il figlioletto. Il padre non spiegherà mai a Gaetano perché ha dovuto lasciare, in fretta e furia, i compagni di giochi. L’imprenditore scoprirà la verità solo dopo la morte del genitore. Sarà la madre a rivelargli tutto. Saffioti, dedito con passione al lavoro, dopo aver condotto con sempre maggiore successo, insieme con i congiunti, l’originaria attività di famiglia, deciderà di tentare la strada dell’imprenditoria scegliendo di operare nel settore dello sbancamento terra, dell’edilizia e della produzione di materiale inerte. La dedizione per l’impresa, dote trasmessagli dal padre, lo porterà presto a crescere ed a raggiungere sempre più importanti risultati. La gioia per le mete conseguite durerà però poco: Gaetano dovrà, infatti, fare presto i conti con le “regole” che governano il mercato locale. Le cosche chiederanno costantemente il pagamento di tangenti, l’assunzione di personale, la compartecipazione ai lavori ottenuti da Saffioti di aziende collegate ai boss. Un inferno, fatto di incontri con padrini latitanti, visite di minacciosi emissari, blitz improvvisi nei cantieri. Stanco di subire e di pagare, l’imprenditore deciderà, quindi, di difendersi. Dapprima registrando e filmando tutti gli “appuntamenti” con i boss ed i loro emissari e, poi, di svelare ai pm della Dda di Reggio quanto accade. La sua ultima sera di libertà – prima di finire sotto scorta – la vivrà in moto, con accanto la moglie, Caterina, con la quale farà un lungo giro per le località più suggestive del suo paese. All’alba del giorno dopo scatteranno gli arresti. E l’esistenza prenderà un’altra piega. Niente più minacce, niente più imposizioni.